Unione europea
L’Unione europea «[…] non potrà farsi in una volta sola, né sarà costruita tutta insieme, essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto», proclamava Robert Schuman nel 1950. Ma «[…] occorre innanzitutto prendere coscienza delle effettive difficoltà che ostacolano la realizzazione di quest’idea, poiché essa appartiene, per il momento, com’era accaduto ai tempi dell’Umanesimo, solo a una ristretta élite; non ha affondato le sue radici nell’humus dei popoli e sbaglieremmo se cercassimo di persuaderci che siamo vicini al nostro obiettivo», scriveva Stefan Zweig nel 1934. Sono passati decenni, ma le parole di Schuman e Zweig risuonano potenti e gravemente attuali.
«Nous sommes en guerre» sono le parole usate dal presidente francese Emmanuel Macron per descrivere alla nazione l’emergenza Coronavirus. Nonostante secondo molti analisti la metafora della guerra non sia appropriata, gli effetti economici che le misure di confinamento stanno generando sono molto simili a quelli di una guerra. Di certo, non è questa l’occasione che l’Europa stava aspettando per attualizzare il senso della sua Unione, ma di fronte a una situazione di tale gravità, la scelta tra nazionalismo e salvezza collettiva si impone, oggi più che mai, con urgenza vitale.
«Se ostinati tributiamo ammirazione
l’un l’altro
Intenso ardore e devozione dal profondo
Voi filosofi, voi poeti, voi maestri,
la nuova formula troverete per il tempo
a venire»
(Émile Verhaeren)