Scuola
Sempre e comunque istituzione e punto di riferimento socio-culturale anche “a distanza”, la scuola ha indossato un abito interamente virtuale nel giro di poche ore, inquadrandosi in nuove prospettive didattiche che hanno richiesto un notevole sforzo amministrativo e pedagogico. Vittime puntuali di tutti coloro che pensano di saper insegnare, le/i docenti si sono ritrovati di colpo nella DAD (Didattica a distanza) non solo a trasmettere informazioni e “contenuti” ma a cercare di favorire e valutare competenze e abilità attraverso un monitor. La scuola ha saputo rivelarsi anche in questa circostanza un luogo di incontro virtuale ma ugualmente emotivo, in cui il personale tutto supporta studenti/esse e genitori (fornendo anche le strumentazioni necessarie per seguire e partecipare alle lezioni) e sopporta qualche marachella di alcune/i alunne/i davanti alla webcam.
Mai come in questo momento bambine/i e ragazze/i dicono che non vedono l’ora di tornare a scuola ma non solo per una questione di noia o di maggiori difficoltà nel comprendere alcuni argomenti: per il piacere di ri-vedersi, scambiarsi sguardi e correre nei corridoi (ovviamente vietato) e fare due chiacchiere col prof preferito al cambio dell’ora o con l’amica/o dell’altra classe in bagno. Le mitiche gite sono foto ricordo scattate precedentemente col cellulare ma le/i docenti non si fanno sfuggire un solo museo virtuale da proporre. E nemmeno una parola di vicinanza che è un “I care” senza limiti né di tempo, né di spazio, né di byte.