Pane
L’etimologia della parola pane sembra potersi ricondurre alla radice sanscrita pa- cioè bere o più in generale nutrire (da cui anche pa-sto). Si noti che il primo alimento per l’uomo è il latte materno, un pasto liquido. Radice comune anche alla parola pa-dre, colui che protegge. Fin dai primi giorni della pandemia il pane è stato al centro dell’interesse delle persone in fila per generi alimentari, ma non nella sua forma finita, piuttosto verso le materie prime che lo compongono: la farina e il lievito. E’ come se gli uomini volessero riportare questo alimento nella sua dimensione ancestrale, che implica nutrizione e protezione, la volontà del prendersi cura di se stessa e dei propri cari è passata attraverso la panificazione. Da panificatore mi piace pensare che si sia presa consapevolezza della diversità delle materie prime, i consumatori hanno imparato a conoscere le varietà di cereali, le differenti macinazioni, le provenienze e le tecniche di coltivazione.
Penso anche che, come una persona abbia imparato a prendersi cura di se stessa attraverso il pane, una città possa prendersi cura di se stessa attraverso il riappropriarsi del rapporto con la campagna che la circonda.
Milano ha una grande opportunità, una campagna potenzialmente fertile, sopravvissuta a urbanizzazione e industria. In questo senso Chiaravalle, con i terreni che coltivo al bordo della città, può essere ancora un faro di civiltà, come all’epoca di Bernardo, per tornare ad aggregare comunità.