Nemico
Abbiamo sempre avuto a che fare con eventi naturali catastrofici. Abbiamo scelto di costruire città sotto ai vulcani, intere civiltà in terre sismiche, comunità in mezzo alle montagne, in luoghi sperduti più vicini al cielo che al mare. Eppure un’eruzione, un terremoto o una valanga, non li abbiamo mai chiamati nemici, non abbiamo mai usato espressioni belliche. Li abbiamo sempre chiamati “la forza della natura”, implacabile, con la quale abbiamo sempre imparato a convivere.
Un virus è un organismo naturale, un evento catastrofico. Ha bisogno di un corpo per vivere, per moltiplicarsi, per diventare una pandemia. Probabilmente si è sviluppato perché non siamo stati riconoscenti con la natura, abbiamo distrutto biodiversità ed ecosistemi, abbiamo mostrato tutta la nostra impreparazione a vivere su questo pianeta. Ora il virus fa parte del mondo e come lui molti altri. Dormono, sotto i ghiacciai, e sarà inevitabile incontrarli prima o poi.
Siamo molto arrabbiati col virus, perché lui non lo sa ma sta colpendo la nostra parte più debole, quindi lo chiamiamo nemico. Ma non è una guerra: è l’ambiente terrestre. Il luogo in cui abbiamo scelto di evolverci, di convivere con altre miliardi di specie. Non significa però che dobbiamo sacrificarci o dargli spazio. Significa che dobbiamo ascoltarlo, capire cosa vuole dirci e convincerlo, con le nostre azioni, che possiamo meritarci la permanenza su questo pianeta.