L.

Lago

Parola che nasce dal silenzio di un’acqua morta.

Ti affascina e, per quanto tu voglia sfuggire ai suoi confini, il tuo sguardo ne abbraccia la superficie ma poi non puoi fare a meno di cadere nel fondo. Così siamo precipitati d’un colpo, noi tutti umani, dalla calma piatta ad un buco nero che non conosciamo. La speranza s’afferra solo ai rami verdi che pendono dagli alberi lungo le sue rive.

Le sue lettere si lasciano facilmente dividere da un apostrofo, ed ecco davanti a noi un articolo e un ago. L’ago si lascia guidare al’antico e alla perfezione del presente. Ago per cucire vele e domare il vento; ago da sutura per i chirurghi che sono da premiare; ago della bussola e della bilancia, uno ci guida, l’altro ci dà giustizia. AGO  viene da un mondo lontano, dal latino ago, cioè agisco, conduco, mi comporto, spingo, tratto, parlo. Così tornando alla parola, il lago ci parla. È tempo per ognuno di noi di non restare, ma di parlare e agire. La Vita ce lo chiede.

- Giulia BasilePoesiaInAzione