F.

Fame

Fame. Fame del pezzo mancante. Fame che cerca, dissotterra le ossa come fanno i cani. Fame che ci abita come una profezia, come una preghiera incessante. Fame che si fa intenzione, invenzione per riempire il disastro perfetto che siamo. Fame che fa piangere, che fa urlare. La fame che azzanna i giorni, che ci segue ovunque, ci guida il passo. Fame di presente. Fame del trovare qualcosa che non sei tu. Fame dell’altro. Fame dell’inatteso. Fame che affina il fiuto, che esalta lo stupore. Fame che tenta di non divorare quello che resta del mondo.

Occorre forse un’altra fame.

Occorre accettare l’animale benedetto che siamo, ringraziarlo. Accorgerci d’essere impauriti come cuccioli di coniglio nella fauci di un gatto. Guardarci davvero negli occhi, seguire le linee delle mani, contare i calli, farci una carezza. Provare a cercare nel mezzo delle schiena, le ali. Risalire la scala verso le stelle. Della fame innamorarsi e trovare nuovi desideri sinceri come molliche di pane da spargere nel bosco per ritrovare la strada. Allora la fame sarà il primo e santissimo motore universale. Sarà fame di bambino che arriva al dunque. Che smette la fame, almeno quel tanto che basta, per essere libero di continuare a giocare.

- Cristiano Sormani Valli